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#AntonioSegni

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Bigarella<p><strong>Il Piano Solo prende nome dall’ipotesi di utilizzare solo unità di&nbsp;carabinieri</strong></p> <a href="https://bigarella.wordpress.com/wp-content/uploads/2024/11/mv1.jpg" rel="nofollow noopener noreferrer" target="_blank"></a> <p>Le elezioni politiche del 28 aprile 1963 rivelano una leggera radicalizzazione delle preferenze politiche degli italiani. La DC scende per la prima volta sotto il 40 per cento, ottenendo il 38,3 per cento dei voti rispetto al 42,4 di cinque anni prima. I maggiori beneficiari della flessione democristiana sono i liberali, la cui coerente opposizione al Centro Sinistra permette di conseguire un aumento dal 3,5 al 7 per cento. A Destra i monarchici scompaiono (dal 4,9 all’1,7 per cento) ed il MSI sale pochissimo (dal 4,8 al 5,1 per cento). A sinistra il PSDI viene premiato dalla sua partecipazione al Governo Fanfani con un incremento dell’1,5 (dal 4,6 al 6,1 per cento), mentre il PSI cala impercettibilmente (dal 14,2 al 13,8 per cento). La sconfitta della Democrazia Cristiana indica un rifiuto alla politica di centrosinistra, unico elemento chiaro visibile dalle indicazioni elettorali, ma, dopo l’avventura di Tambronì, Moro e i dorotei sono decisi a continuare l’alleanza con socialisti, anche se in una forma più moderata. Le trasformazioni del paese già maturate negli anni precedenti spingono il partito cattolico a mantenere il timone a sinistra<br>per garantirsi il radicamento nei nuovi ceti sociali urbani emergenti, rispetto al vecchio mondo contadino in declino.<br>Nel mese di luglio, il Presidente americano John F. Kennedy giunge in Italia in visita ufficiale. Dopo una serie di incontri con tutti i segretari di partito e gli esponenti politici di maggior rilievo, la linea dell’apertura a sinistra viene pienamente confermata. L’appoggio statunitense alla svolta politica italiana si rivela ancora una volta contraddittoria. Kennedy, impegnato nel controllo della situazione interna che sta progressivamente sfuggendogli di mano, non può garantire un sostegno deciso al progetto. Accanto alle operazioni politiche dei collaboratori diretti della Casa Bianca, si sviluppano i piani di guerra non ortodossa in chiave anticomunista palese, che avrebbero avuto un peso notevole sul futuro dei Paese.<br>Nell’ottobre 1963, dopo il XXXV Congresso, il PSI è pronto a formare un nuovo Governo con i democristiani. Moro diviene Presidente Consiglio e Nenni vice Presidente. Il Dicastero del Bilancio è affidato ad Antonio Giolitti. Lombardi rifiuta la poltrona ministeriale. La partecipazione ad un Esecutivo moderato provoca una spaccatura all’interno del PSI, la corrente di estrema sinistra rifiuta di votare la fiducia e, sottoposta a provvedimenti disciplinari, di li a poco uscirà dal partito (31).<br>Il compromesso faticosamente raggiunto non possiede elementi duraturi. La destra è sempre più aggressiva verso i socialisti, mentre potentati economici, dall’industria all’edilizia, ed i baroni della finanza dei vecchi gruppi elettrici, scatenano un’offensiva non di poco conto. Le concessioni di Moro sul piano delle riforme – la riforma scolastica e la riforma urbanistica, meno radicale di quella di Sullo – preoccupano in modo considerevole gruppi conservatori ostili a qualsiasi forma di cambiamento. A giugno, dopo uno scontro parlamentare sulla riforma scolastica, Moro si dimette. Il Presidente della Repubblica Antonio Segni lo incarica di formare un nuovo governo, ma i negoziati sembrano prolungarsi all’infinito. Il 15 luglio viene convocato al Quirinale il Generale De Lorenzo, Comandante dell’Arma dei Carabinieri. L’evento, assolutamente anomalo, si verifica il giorno dopo la temporanea interruzione delle consultazioni tra i quattro partiti di centrosinistra e acquista quindi un significato polìtico tale da far parlare di un colpo di stato ‘virtuale’, nel senso di una vera e propria minaccia che viene fatta pesare sul capo dei dirigenti politici; una forzatura insomma delle decisioni da assumere. Il pericolo in cui versano le istituzioni repubblicane costringe Nenni a moderare la sua intransigenza, portandolo al reingresso nel nuovo esecutivo, senza nessun vantaggio rispetto al precedente governo. “Improvvisamente i partiti e il Parlamento hanno avvertito che potevano essere scavalcati. La sola alternativa […] è stata quella d’un Governo d’emergenza, affidato a personalità così dette eminenti, a tecnici, a servitori disinteressati dello Stato, che nella realtà del paese qual è, sarebbe stato il Governo delle Destre, con un contenuto fascistico-agrario-industriale, nei cui confronti il ricordo del luglio 1960 sarebbe impallidito” (32).<br>Una Commissione parlamentare d’inchiesta sintetizza così i fatti: “Nella primavera-estate del 1964 il generale De Lorenzo, quale comandante dell’Arma dei carabinieri, al di fuori di ordini o direttive o semplici sollecitazioni provenienti dall’autorità politica, e senza nemmeno darne notizia, ideò e promosse l’elaborazione di piani straordinari da parte delle tre divisioni dell’Arma operanti nel territorio nazionale. Tutto ciò nella previsione che l’impossibilità di costituire un governo di centrosinistra avrebbe portato a un brusco mutamento dell’indirizzo politico, tale da creare gravi tensioni fino a determinare una situazione d’emergenza” (33).<br>E’ il cosiddetto “Piano Solo”. Prende nome dall’ipotesi di utilizzare solo unità di carabinieri per affrontare possibili emergenze. Il piano prevede un insieme di iniziative tra cui l’occupazione della RAI-TV, il controllo delle centrali telefoniche e telegrafiche, il fermo di numerosi esponenti della vita nazionale. Bruno Trentin, ex Segretario Generale della CGIL, ricorda: “Che ci sia stato un clima di forte tensione e anche di allarme, non solo nei partiti della sinistra, ma anche nel movimento sindacale è indubbio. Come è vero che vi sono stati giorni in cui dirigentí sindacali erano, almeno nella CGIL, in situazione di preallarme e avevano provveduto in alcuni casi a trovare delle seconde abitazioni. Che siano state utilizzate, francamente non ne ho conoscenza, a parte qualche caso sporadico” (34).<br>Lo scandalo del ‘Piano Solo’ scoppierà un paio d’anni più tardi e si concluderà con la sostituzione di De Lorenzo nell’incarico di capo di stato maggiore dell’esercito, dopo che il generale avrà rifiutato la proposta del ministro della Difesa, Tremelloni, di dimettersi. La polemica tornerà a divampare in seguito a una querela per diffamazione aggravata contro il settimanale “L’Espresso”, diretto da Eugenio Scalfari, ‘reo’ di avere pubblicato un articolo di Lino Jannuzzi dal titolo “Finalmente la verità sul SIFAR. 14 luglio 1964: complotto al Quirinale. Segni e De Lorenzo preparano un colpo di Stato”. Racconta il giornalista: “Il governo e lo stesso presidente della Repubblica smentirono le nostre rivelazioni. Il generale De Lorenzo ci querelò e il tribunale, a cui il governo aveva rifiutato i documenti con la scusa del segreto militare, ci condannò. Ma intanto il Parlamento aveva deciso di fare su tutta la questione un’inchiesta parlamentare. Per la prima volta nella storia d’Italia il Parlamento poté mettere il naso nelle cose segrete del mondo militare. Questa commissione, sia pure sfumando e censurando alcune cose, accertò che i fatti erano veri” (35).<br>La Commissione Parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia nella proposta di relazione redatta dal Presidente Giovanni Pellegrino, spiega “che la valenza e la destinazione funzionale del Piano non può cogliersi astraendosi da un lato dalla considerazione che il piano non fu mai attuato, sicché si è in presenza – come già per Gladio – di una sostanziale potenzialità operativa; dall’altro dalla circostanza che ciò malgrado sembra difficile negare che la predisposizione del piano ebbe un’indubbia influenza sugli esiti della vicenda politica nell’estate del 1964. Sul punto, in altri termini appare improduttivo alla Commissione indugiare sulla “realtà” di un progetto golpista da parte del generale De Lorenzo (e cioè domandarsi se si tratta di una minaccia reale, poi non realizzata per motivi che resterebbero oscuri, dato che di essa si ebbe notizia solo alcuni anni dopo) – ovvero se non vi sia stato nulla di tutto ciò ma soltanto un improvvido attivismo del generale; un maldestro eccesso di zelo la cui importanza sarebbe stata a torto enfatizzata negli anni successivi. Più fondato appare alla Commissione riconoscere che a fondamento di una valutazione finale possano valere giudizi espressi sul punto da due protagonisti della vicenda politica e cioè da Nenni da un lato, Moro dall’altro, giudizi che, pure formulati a circa un quindicennio di distanza l’uno in condizioni diversissime, appaiono sostanzialmente coincidenti”.<br>Molti anni dopo, prigioniero delle Brigate Rosse, l’on. Moro avrebbe così descritto la vicenda: “Nel 1964 si era determinato uno stato di notevole tensione per la recente costituzione del centrosinistra […] per la nazionalizzazione dell’energia elettrica […], per la crisi economica che per ragioni cicliche e per concorrenti fatti politici si andava manifestando. Il presidente Segni, uomo di scrupolo, ma anche estremamente ansioso, tra l’altro, per la malattia che avrebbe dovuto colpirlo da lì a poco, era fortemente preoccupato. Era contrario alla politica di centrosinistra. Non aveva particolare fiducia nella mia persona che avrebbe volentieri cambiato alla direzione del Governo. Era terrorizzato da consiglieri economici che gli agitavano lo spettro di un milione di disoccupati di lì a quattro mesi. […] Fu allora che avvenne l’incontro con il generale De Lorenzo [….]. Per quanto io so il generale De Lorenzo evocò uno dei piani di contingenza, come poi fu appurato nell’apposita Commissione parlamentare di inchiesta, con l’intento soprattutto di rassicurare il Capo dello Stato e di pervenire alla soluzione della crisi” (36). E’ un giudizio che viene ulteriormente precisato, nel corso del memoriale, laddove può leggersi: “il tentativo di colpo di Stato nel ’64 ebbe certo le caratteristiche esterne di un intervento militare, secondo una determinata pianificazione propria dell’Arma dei Carabinieri, ma finì per utilizzare questa strumentazione militare essenzialmente per portare a termine una pesante interferenza politica rivolta a bloccare o almeno fortemente dimensionare la politica di centrosinistra, ai primi momenti del suo svolgimento” (37).<br>Queste valutazioni sostanzialmente coincidono con quelle espresse da Nenni nell’immediatezza dei fatti (vedi nota 32): unica alternativa ad una riedizione dei governo di centrosinistra era quella di un Governo di emergenza, affidato a tecnici, che nella realtà del Paese quale era, avrebbe avuto il sostegno delle destre ed avrebbe attivato una situazione di tensione. “Non sembra dubbio alla Commissione che il Piano Solo era destinato ad acquisire attualità operativa appunto in previsione di tale evenienza, con modalità che si ponevano al di fuori dell’ordinamento costituzionale. Così come è indubbio che la percezione in sede politica di tale possibile evenienza valse a determinare, come Moro esattamente noterà quindici anni più tardi, un forte ridimensionamento della politica di centrosinistra ai primi momenti del suo svolgimento. Né vi è dubbio che ciò corrispondesse agli interessi perseguiti da settori dell’amministrazione statunitense (o cioè il depotenziamento del centro sinistra, così esorcizzando le preoccupazioni nutrite da ampi strati del ceto dirigente e imprenditoriale italiano) e che si situava all’interno di un disegno strategico più ampio di ‘stabilizzazione’ del quadro politico italiano, rispetto al quale un’involuzione autoritaria costituiva esito estremo e non gradito” (38).<br>[NOTE]<br>(31) Nel gennaio 1964, trentotto deputati e senatori abbandonano il partito per creare il PSIUP. In un intervento in Parlamento Lelio Basso afferma: “Una sola cosa non si può fare ed è quella di sacrificare l’autonomia del movimento operaio, di subordinare scelte politiche al disegno organico della classe dominante. Ed è invece proprio questo disegno organico che noi vediamo nel Governo Moro”<br>(32) Riflessioni di P. Nenni sull’Avanti, 26 Luglio 1964.<br>(33) S. Zavoli, La notte della Repubblica, I libri dell’Unità, Roma 1994, pag.21<br>(34) ibidem pag.22<br>(35) ibidem pag.22<br>(36) F.M. Biscione, Il Memoriale di Aldo Moro, rinvenuto in via Montenevoso a Milano, Coletti, Roma 1993, pag.45<br>(37) ibidem, pag.46<br>38) G. Pellegrino, Proposta di Relazione, Il Terrorismo, le stragi e il contesto storico-politico, pag.86,87, Roma 1994.<br><strong>Lorenzo Pinto</strong>, <em>Le “stragi impunite”. Nuovi materiali documentari per una ricerca sulla strategia della tensione</em>, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Anno Accademico 1996-1997</p><p><span></span></p><p><a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/1963/" target="_blank">#1963</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/1964/" target="_blank">#1964</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/aldo-moro/" target="_blank">#AldoMoro</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/antonio-segni/" target="_blank">#AntonioSegni</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/carabinieri/" target="_blank">#carabinieri</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/centrosinistra/" target="_blank">#centrosinistra</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/consiglio/" target="_blank">#Consiglio</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/dc/" target="_blank">#DC</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/eugenio-scalfari/" target="_blank">#EugenioScalfari</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/generale/" target="_blank">#generale</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/giovanni-de-lorenzo/" target="_blank">#GiovanniDeLorenzo</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/john-f-kennedy/" target="_blank">#JohnFKennedy</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/lino-jannuzzi/" target="_blank">#LinoJannuzzi</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/lorenzo-pinto/" target="_blank">#LorenzoPinto</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/pci/" target="_blank">#PCI</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/piano/" target="_blank">#piano</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/presidente/" target="_blank">#Presidente</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/psi/" target="_blank">#PSI</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/repubblica/" target="_blank">#Repubblica</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/sifar/" target="_blank">#SIFAR</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/solo/" target="_blank">#Solo</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://bigarella.wordpress.com/tag/usa/" target="_blank">#USA</a></p>
Collasgarba <a href="https://collasgarba.wordpress.com/wp-content/uploads/2024/08/gdl1.jpg" rel="nofollow noopener noreferrer" target="_blank"></a> <p>Dopo il lavoro della commissione, le dimissioni di Allavena e la collocazione “a disposizione” di <a href="http://storiaminuta.altervista.org/lopposizione-alla-realizzazione-del-centro-sinistra-si-delinea-in-unintesa-equi-ordinata-sifar-cia-in-funzione-anticomunista-radicale/" rel="nofollow noopener noreferrer" target="_blank">De Lorenzo</a>, si sperò che la fase calda dello scandalo fosse conclusa. Invece, qualche settimana più tardi, il 10 maggio 1967, il settimanale L’Espresso pubblicò un articolo-inchiesta dal titolo “Finalmente la verità sul<a href="http://storiaminuta.altervista.org/vennero-cosi-alla-luce-il-piano-solo-e-lo-scandalo-sifar/" rel="nofollow noopener noreferrer" target="_blank"> SIFAR</a>: 14 luglio 1964: complotto al Quirinale. Segni e De Lorenzo preparavano il colpo di Stato”; lo scandalo fu sensazionale, le copie andarono esaurite in mezza giornata. Le informazioni di cui disponeva il giornale provenivano da fonti interne all’Esercito, che avevano a loro volta ricevuto le confidenze di alcuni ufficiali dell’Arma “che si erano trovati a partecipare loro malgrado alle riunioni preparatorie” &lt;97.<br>La ricostruzione era la seguente: il 14 luglio 1964 – in concomitanza con la caduta del primo governo Moro e le conseguenti consultazioni al Quirinale – il comandante dei carabinieri De Lorenzo, ex responsabile del Sifar dal ‘55 al ‘62, aveva convocato i vertici dell’Arma per consegnare loro una copia del cosiddetto “Piano Solo”, così denominato perché doveva vedere in azione unicamente i carabinieri. Il piano prevedeva la presa di controllo del Paese da parte dei carabinieri e l’internamento di 732 militanti della sinistra politica, sindacale e del mondo culturale italiano. Il piano prescriveva una loro deportazione in Sardegna, a Capo Marrargiu (ove, nel 1990, si sarebbe scoperto che era stata stabilita la base di addestramento della struttura Gladio).<br>La campagna di stampa continuò per mesi, caparbiamente combattuta dalla volontà democristiana di insabbiare tutto. Nel frattempo, l’11 maggio 1967 il comandante dell’Arma dei carabinieri Carlo Ciglieri affidò un’indagine ministeriale sul tentato golpe del ’64 al generale Giorgio Manes. A settembre 1967, De Lorenzo decise di sporgere querela contro i giornalisti de L’Espresso Lino Jannuzzi ed Eugenio Scalfari, per diffamazione. Cominciò in novembre un processo dove, ben presto, “gli accusati si trasformarono in accusatori” &lt;98: nonostante la condanna per i giornalisti, nel corso del processo erano sorte verità inquietanti sull’operato del Sifar (per esempio, si parlò per la prima volta degli<br>arruolamenti illegali del colonnello Rocca come possibili fiancheggiatori del golpe). Cosa più grave, era stato provato in maniera inoppugnabile che i fatti in questione, ossia la suddetta riunione dei vertici dell’Arma e la distribuzione delle liste di proscrizione, erano avvenuti. La linea difensiva del generale era di aver attuato soltanto delle azioni di prevenzione in vista della crisi di governo. Si cercò ulteriormente di arginare lo scandalo con la creazione di una nuova commissione d’inchiesta, questa volta strettamente militare, presieduta dal generale Luigi Lombardi; la speranza era che questa avrebbe ritrattato, o almeno, ridimensionato il portato della precedente commissione. Questa, nonostante la censura che pose sull’operato di Manes, confermò che il generale aveva effettivamente posto “misure illegali tese ad assumere il comando delle grandi città &lt;99”.<br>Nel frattempo, scoppiava in parlamento un acceso dibattito sulla formazione o meno di una commissione d’inchiesta parlamentare: l’onorevole Luigi Anderlini, venuto in possesso del testo integrale del rapporto Manes, cominciò a leggerne<br>pubblicamente le parti censurate &lt;100, tra le reazioni “scomposte, quasi isteriche &lt;101” del presidente del Consiglio: Moro, solitamente compassato, era assolutamente contrario alla formazione di una commissione parlamentare. Tanto che, in Consiglio dei ministri, minacciò le proprie dimissioni se questa avesse dovuto avere luogo &lt;102. La sua paura era che questa avrebbe fatto cadere il governo e che un’ulteriore crisi all’interno della coalizione di centro-sinistra avrebbe portato il Paese ad un’involuzione di destra.<br>Alla fine, la legislatura uscente si chiuse senza che il parlamento approvasse la costituzione della commissione; al contrario, il nuovo parlamento vide sedere tra i suoi proprio il generale De Lorenzo, senatore neoeletto tra le fila del partito monarchico. La commissione d’inchiesta parlamentare venne infine istituita il 31 marzo 1969, presieduta dal democristiano Alessi. Ma neanche questa volta i lavori poterono svolgersi in pace. Un testimone fondamentale già mancava all’appello: il colonnello Renzo Rocca, morto suicida nel giugno precedente con un colpo di pistola alla tempia; nonostante l’anomalia delle circostanze e l’avanzamento dell’ipotesi di omicidio, l’indagine venne rapidamente chiusa<br>confermando il suicidio &lt;103. Il figlio del colonello avrebbe poi testimoniato che negli ultimi mesi di vita il padre appariva preoccupato proprio in vista di una sua eventuale deposizione di fronte a una commissione &lt;104.<br>Nei due mesi successivi, altre due morti molto sospette vennero a turbare i lavori della commissione: il generale Ciglieri (colui che affidò a Manes la prima indagine sul Sifar) perse la vita in un misterioso incidente d’auto e lo stesso Giorgio Manes, il giorno della sua audizione, morì d’un infarto improvviso proprio sulla poltrona della commissione parlamentare &lt;105, a palazzo Madama, appena dopo aver bevuto una tazzina di caffè. Qualche mese prima, egli era stato allontanato dall’Arma ed era stato punito come gli altri ufficiali lealisti che avevano denunciato le illegalità.<br>Anche il generale Zinza, comandante nel ’64 della legione di Milano, che fu l’unico a testimoniare di aver partecipato alle riunioni di giugno, vide la sua carriera bloccata &lt;106. Al contrario, gli ufficiali coinvolti negli eventi del ’64 ottennero repentine promozioni &lt;107.<br>Chi voleva una commissione addomesticata poté finalmente essere soddisfatto perché il rapporto della commissione Alessi minimizzava i fatti del ’64 e, anzi, “per sette pagine erano descritte con molta compiacenza le benemerenze militari di De Lorenzo” &lt;108. Le sole conclusioni a cui si giunse furono una timida proposta di riforma del servizio (mai adottata) e la richiesta di distruggere 34.000 dei 157.000 fascicoli illegali del Sifar. Vennero distrutti soltanto nel 1974, dopo che una parte di questi, o tutti, erano già stati fotocopiati.<br>Aldo Moro, in una delle lettere dal carcere (1978), ricordò così i fatti del ‘64: “Il tentativo di colpo di stato del ’64 ebbe certo le caratteristiche esterne di un intervento militare, ma secondo una determinata pianificazione propria dell’arma dei carabinieri, ma finì per utilizzare questa strumentazione militare essenzialmente per portare a termine una pesante interferenza politica rivolta a bloccare o almeno fortemente dimensionare la politica di centrosinistra, ai primi momenti del suo svolgimento. Questo obiettivo politico era perseguito dal presidente della Repubblica on. Segni, che questa politica aveva timidamente accettato in connessione con l’obiettivo della presidenza della Repubblica. […] Il piano, su disposizione del Capo dello Stato, fu messo a punto nelle sue parti operative (luoghi e modi di concentramento in caso di emergenza) che avevano preminente riferimento alla Sinistra, secondo lo spirito dei tempi” &lt;109.<br>[NOTE]<br>97 Cfr. G. De Lutiis, op. cit.<br>98 Ibidem<br>99 Ibidem<br>100 D. Conti, op. cit., pg. 28<br>101 G. De Lutiis, op. cit., pg. 83<br>102 Ibidem<br>103 D. Conti, op. cit., pg. 41<br>104 Ibidem<br>105 G. De Lutiis, op. cit. pg 85<br>106 Ibidem<br>107 Ibidem<br>108 Ibidem<br>109 Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle Stragi, Relazione sulla documentazione rinvenuta il 9 ottobre 1990 in via Montenevoso a Milano, vol. II, doc. XXIII, n. 26, “Memoriale Aldo Moro”, pp. 381-383<br><strong>Claudio Molinari</strong>, <em>I servizi segreti in Italia verso la strategia della tensione (1948-1969)</em>, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2020-2021</p><p><span></span></p><p><a href="https://collasgarba.wordpress.com/2024/08/25/lo-scandalo-sifar-e-il-piano-solo/" class="" rel="nofollow noopener noreferrer" target="_blank">https://collasgarba.wordpress.com/2024/08/25/lo-scandalo-sifar-e-il-piano-solo/</a></p><p><a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/1964/" target="_blank">#1964</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/1967/" target="_blank">#1967</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/1969/" target="_blank">#1969</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/aldo-moro/" target="_blank">#AldoMoro</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/antonio-segni/" target="_blank">#AntonioSegni</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/carabinieri/" target="_blank">#carabinieri</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/claudio-molinari/" target="_blank">#ClaudioMolinari</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/colonnello/" target="_blank">#colonnello</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/commissione/" target="_blank">#Commissione</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/generale/" target="_blank">#generale</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/giorgio-manes/" target="_blank">#GiorgioManes</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/giovanni-de-lorenzo/" target="_blank">#GiovanniDeLorenzo</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/inchiesta/" target="_blank">#inchiesta</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/piano/" target="_blank">#Piano</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/renzo-rocca/" target="_blank">#RenzoRocca</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/scandalo/" target="_blank">#scandalo</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/sifar/" target="_blank">#SIFAR</a> <a rel="nofollow noopener noreferrer" class="hashtag u-tag u-category" href="https://collasgarba.wordpress.com/tag/solo/" target="_blank">#Solo</a></p>