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#palestina

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"Un consigliere di minoranza, dopo aver strombazzato sui giornali tutte le congetture possibili sul Dr. Hannoun, ha presentato un’istanza in Consiglio Comunale dove chiedeva la revoca della concessione, disturbato anche dalla dicitura “genocidio” con il plauso di varie organizzazioni filo israeliane o sioniste d’Italia. Il Comune quindi procedeva."
infopal.it/i-fatti-di-lodi/?ut
#palestina #genocidio #sionismo

InfoPal · I fatti di Lodi | InfoPalA cura del Coordinamento Lodi per la Palestina. Da qualche giorno, o meglio da quando il Comune di Lodi ha revocato la concessione della sala Granata

El gobierno de EE.UU. arrestó a Mahmoud Khalil, activista palestino y exalumno de Columbia. ICE lo detuvo sin orden judicial, alegando vínculos con Hamás sin pruebas. Como residente legal, su detención podría violar derechos constitucionales. Este arresto puede ser arbitrario y parte de una campaña para silenciar el activismo pro-palestino. Exigimos pruebas y, de no existir, su liberación inmediata y respeto a los derechos de los activistas. #humanrights #palestina
bbc.com/news/articles/c0q1pl1e

Columbia University student Mahmoud Khalil talks to media at Columbia University in New York City on 1 June 2024
www.bbc.comPro-Palestinian student protester detained by US immigration officials, says lawyerMahmoud Khalil was at his college accommodation when immigration officials detained him, says his attorney.

Questa Terra, sorella mia, è una donna.

Zazie nel metrò, giovedì 13 marzo alle ore 19:00 CET

Presentazione del libro “Questa terra é donna. Movimenti femminili e femministi palestinesi”, edito da Astarte edizioni, con l’autrice Cecilia Dalla Negra.

Un un viaggio attraverso le principali cesure della storia contemporanea palestinese, accompagnate da poesie e immagini da visualizzare, Cecilia Dalla Negra, nel suo libro “Questa terra è donna. Movimenti femminili e femministi palestinesi” traccia il percorso dei movimenti femminili e femministi palestinesi che affonda le sue radici alla fine dell’Ottocento e che accompagnerà tutta la storia del Novecento. La storia di una genealogia a lungo rimossa e ignorata. Una storia di resistenza, emancipazione e lotta politica dalle diverse forme e pratiche, in un contesto di duplice oppressione: quella del colonialismo di insediamento e quella dell'oppressione patriarcale. Una lotta di resistenza che è un contributo fondamentale per tutti i femminismi mondali, proponendo una visione transnazionale e decoloniale di giustizia e liberazione.

Una storia che ci ricorda che "Non c'è patria libera senza liberazione delle donne."

roma.convoca.la/event/questa-t

Amerikaanse immigratieagenten hebben een Palestijnse student gearresteerd die een belangrijke rol speelde in pro-Palestijnse protesten van de Columbia University in New York.
Palestijnen deporteren mag, maar er tegen demonstreren is 'not done'.
Stap zoveel (ben de tel kwijt) in de censuur en facisme van #trump
#palestina

theguardian.com/us-news/2025/m

The Guardian · Ice arrests Palestinian activist who helped lead Columbia protests, lawyer saysBy Guardian staff reporter

Sit-in voor Palestina

Station Utrecht Centraal, donderdag 13 maart om 18:00 CET

Utrecht4palestine (bron)

De zionistische entiteit heeft alle humanitaire hulp naar Gaza volledig geblokkeerd nadat het weigerde over te gaan naar de tweede fase van de wapenstilstand overeenkomst, een fase die zou moeten zorgen voor de Israëlische terugtrekking uit Gaza en de vrijlating van alle gevangenen. In plaats van het akkoord na te komen, heeft de koloniale staat de brute belegering hervat en gebruikt het uithongering als wapen tegen miljoenen Palestijnen.

Terwijl de zionisten ons volk in Gaza laten verhongeren en hun etnische zuivering op de Westelijke Jordaanoever opvoeren, weigeren wij te zwijgen! Doe mee met de sit-in op Utrecht Centraal om je uit te spreken tegen genocide, etnische zuivering en de Westerse medeplichtigheid aan Israëls misdaden. Terwijl wij samen protesteren, zullen wij ook ons vasten breken, staand in eenheid, verzet en solidariteit met het Palestijnse volk.

WAAROM MEEDOEN?

Sta op tegen Israëls blokkade van levensreddende hulp en oorlogsmisdaden in Gaza. Eis een einde aan de bezetting, genocide en etnische zuivering in Palestina.

Verwerp de medeplichtigheid van de EU en het Westen aan Israëls schendingen van het internationaal recht.

Breng je stem, je eten en je kracht. Laten we samen opstaan en de wereld laten zien dat wij niet zullen zwijgen terwijl Palestina bloedt!

FREE PALESTINE!

acties.todon.nl/event/sit-in-v

l’incendio della moschea di al-nasr e altre moralità di isrealhell

Eliana Riva, Raid a Nablus. L’Unrwa: «Svuotati i campi profughi in Cisgiordania», da “il manifesto”, 8 marzo 2025

ISRAELE/PALESTINA Incendiata la moschea di Al-Nasr. Bombardamenti nel nord di Gaza. Una delegazione di Hamas arriva al Cairo, in Egitto

Nel primo venerdì di Ramadan l’esercito israeliano ha assaltato e incendiato la moschea di Al-Nasr, monumento storico della Città Vecchia di Nablus, distruggendo gli alloggi dell’imam. Secondo testimoni, i soldati avrebbero impedito ai vigili del fuoco di intervenire per spegnere le fiamme.
NON È STATA l’unica moschea ad essere attaccata. Durante il raid di Nablus i militari hanno preso d’assalto sei luoghi di culto. Il direttore delle dotazioni della città, durante un sopralluogo insieme al sindaco e al governatore, ha dichiarato che attacchi del genere non avvenivano dalla Nakba del 1948 e che riflettono il disprezzo israeliano per le norme religiose, morali e internazionali.
Secondo l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, i campi profughi della Cisgiordania settentrionale sono stati quasi completamente svuotati dei loro residenti. Jenin, Tulkarem e Nur Shams sono attaccati e vandalizzati dall’esercito israeliano dal 21 gennaio, quando Tel Aviv ha deciso di lanciare una imponente operazione militare nella Cisgiordania occupata. I militari stanno portando avanti una campagna di detonazioni controllate per demolire decine di abitazioni. Ieri a Jenin un palestinese è rimasto ferito quando l’automobile su cui viaggiava è stata colpita da un mezzo blindato, mentre due giovani di 16 e 17 anni sono stati attaccati durante un raid a Ramallah. Un’inchiesta congiunta di Guardian e +972 Magazine rivela che l’esercito dello stato ebraico ha realizzato uno strumento di intelligenza artificiale simile a ChatGPT e contenente milioni di intercettazioni telefoniche effettuate nei Territori palestinesi occupati. I soldati potranno porre domande incrociate per monitorare spostamenti e abitudini di combattenti, attivisti e di quasi ogni abitante della Cisgiordania.
GLI ATTACCHI non si sono fermati neanche a Gaza. Israele ha bombardato il nord della Striscia, dichiarando di aver colpito un gruppo di persone mentre sistemava un ordigno. Due palestinesi sono stata uccisi a Shujayea, a Gaza City.
Gli Houthi dello Yemen hanno rilasciato ieri un avvertimento per Tel Aviv, minacciando di riprendere le operazioni navali contro Israele se entro quattro giorni non ricomincerà l’ingresso degli aiuti umanitari nell’enclave palestinese.
NEL TENTATIVO di fare pressione al governo israeliano perché accetti di entrare nella seconda fase della tregua come previsto dagli accordi, Hamas ha pubblicato ieri il video di uno degli ostaggi trattenuti a Gaza. Matan Angrest, di 21 anni, nel filmato si rivolge al governo, dichiarando che continuare i negoziati è «l’unico modo per riportarci indietro».
La situazione a Gaza diventa più critica ogni ora che passa. Non solo per il blocco di aiuti umanitari e carburante ma anche a causa del taglio dei fondi all’Usaid. Secondo l’Associated Press le riduzioni operate dal presidente Usa rischiano di far perdere tutti i progressi ottenuti durante il cessate il fuoco: Washington si era impegnata a finanziare una grande parte degli aiuti a Gaza ma le organizzazioni internazionali dichiarano di non aver ricevuto il supporto promesso.
Intanto, dall’Egitto fanno sapere che una delegazione di Hamas è giunta al Cairo per tentare di riprendere i colloqui sul cessate il fuoco. Le richieste del gruppo islamico includerebbero il ritiro completo di Israele da Gaza e la ricostruzione dell’enclave, come previsto dal piano arabo presentato il 4 marzo.
Situazione tesa anche in Libano. L’esercito di Tel Aviv ha permesso a centinaia di coloni di entrare nel sud del Paese, in una delle zone che Israele occupa nonostante l’impegno di sgomberare entro il 18 febbraio.
L’ESERCITO libanese ha denunciato la violazione della sovranità territoriale quando i coloni, protetti e accompagnati dai militari, hanno superato il confine per visitare una tomba che ritengono appartenga al rabbino Ashi.
https://ilmanifesto.it/raid-a-nablus-lunrwa-svuotati-i-campi-profughi-in-cisgiordania

il manifesto · Raid a Nablus. L’Unrwa: «Svuotati i campi profughi in Cisgiordania» | il manifestoIsraele (Internazionale) #custom_field-ochiello. Di #custom_field-autore

l’incendio della moschea di al-nasr e altre moralità di isrealhell

Eliana Riva, Raid a Nablus. L’Unrwa: «Svuotati i campi profughi in Cisgiordania», da “il manifesto”, 8 marzo 2025

ISRAELE/PALESTINA Incendiata la moschea di Al-Nasr. Bombardamenti nel nord di Gaza. Una delegazione di Hamas arriva al Cairo, in Egitto

Nel primo venerdì di Ramadan l’esercito israeliano ha assaltato e incendiato la moschea di Al-Nasr, monumento storico della Città Vecchia di Nablus, distruggendo gli alloggi dell’imam. Secondo testimoni, i soldati avrebbero impedito ai vigili del fuoco di intervenire per spegnere le fiamme.
NON È STATA l’unica moschea ad essere attaccata. Durante il raid di Nablus i militari hanno preso d’assalto sei luoghi di culto. Il direttore delle dotazioni della città, durante un sopralluogo insieme al sindaco e al governatore, ha dichiarato che attacchi del genere non avvenivano dalla Nakba del 1948 e che riflettono il disprezzo israeliano per le norme religiose, morali e internazionali.
Secondo l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi, i campi profughi della Cisgiordania settentrionale sono stati quasi completamente svuotati dei loro residenti. Jenin, Tulkarem e Nur Shams sono attaccati e vandalizzati dall’esercito israeliano dal 21 gennaio, quando Tel Aviv ha deciso di lanciare una imponente operazione militare nella Cisgiordania occupata. I militari stanno portando avanti una campagna di detonazioni controllate per demolire decine di abitazioni. Ieri a Jenin un palestinese è rimasto ferito quando l’automobile su cui viaggiava è stata colpita da un mezzo blindato, mentre due giovani di 16 e 17 anni sono stati attaccati durante un raid a Ramallah. Un’inchiesta congiunta di Guardian e +972 Magazine rivela che l’esercito dello stato ebraico ha realizzato uno strumento di intelligenza artificiale simile a ChatGPT e contenente milioni di intercettazioni telefoniche effettuate nei Territori palestinesi occupati. I soldati potranno porre domande incrociate per monitorare spostamenti e abitudini di combattenti, attivisti e di quasi ogni abitante della Cisgiordania.
GLI ATTACCHI non si sono fermati neanche a Gaza. Israele ha bombardato il nord della Striscia, dichiarando di aver colpito un gruppo di persone mentre sistemava un ordigno. Due palestinesi sono stata uccisi a Shujayea, a Gaza City.
Gli Houthi dello Yemen hanno rilasciato ieri un avvertimento per Tel Aviv, minacciando di riprendere le operazioni navali contro Israele se entro quattro giorni non ricomincerà l’ingresso degli aiuti umanitari nell’enclave palestinese.
NEL TENTATIVO di fare pressione al governo israeliano perché accetti di entrare nella seconda fase della tregua come previsto dagli accordi, Hamas ha pubblicato ieri il video di uno degli ostaggi trattenuti a Gaza. Matan Angrest, di 21 anni, nel filmato si rivolge al governo, dichiarando che continuare i negoziati è «l’unico modo per riportarci indietro».
La situazione a Gaza diventa più critica ogni ora che passa. Non solo per il blocco di aiuti umanitari e carburante ma anche a causa del taglio dei fondi all’Usaid. Secondo l’Associated Press le riduzioni operate dal presidente Usa rischiano di far perdere tutti i progressi ottenuti durante il cessate il fuoco: Washington si era impegnata a finanziare una grande parte degli aiuti a Gaza ma le organizzazioni internazionali dichiarano di non aver ricevuto il supporto promesso.
Intanto, dall’Egitto fanno sapere che una delegazione di Hamas è giunta al Cairo per tentare di riprendere i colloqui sul cessate il fuoco. Le richieste del gruppo islamico includerebbero il ritiro completo di Israele da Gaza e la ricostruzione dell’enclave, come previsto dal piano arabo presentato il 4 marzo.
Situazione tesa anche in Libano. L’esercito di Tel Aviv ha permesso a centinaia di coloni di entrare nel sud del Paese, in una delle zone che Israele occupa nonostante l’impegno di sgomberare entro il 18 febbraio.
L’ESERCITO libanese ha denunciato la violazione della sovranità territoriale quando i coloni, protetti e accompagnati dai militari, hanno superato il confine per visitare una tomba che ritengono appartenga al rabbino Ashi.
https://ilmanifesto.it/raid-a-nablus-lunrwa-svuotati-i-campi-profughi-in-cisgiordania

il manifesto · Raid a Nablus. L’Unrwa: «Svuotati i campi profughi in Cisgiordania» | il manifestoIsraele (Internazionale) #custom_field-ochiello. Di #custom_field-autore

ctxt.es/es/20250301/Firmas/487

Los de #Menéame asombrados porque un #sionista liberaloide se haya hecho con el control del sitio para imponer su discurso genocida y expulsar a sus habitantes originales para utilizarlo como escudo humano en las batallitas culturales de la extrema derecha. ... vamos, el modus operandi de cualquier sionista.

Pues bien, la deriva cainíta de ese opinadero es la que os ha llevado a esta situación.

Ahora tenéis dos posibilidades:

1.- Hacer una OPA hostil (no sería tan dificil si todo el mundo se uniera)
2.- Montar el chiringo en otro lado

Continued thread

A sostegno dell'ipotesi di #Genocidio in #Palestina c'è anche Luigi Daniele, an international law expert and senior lecturer at Nottingham Trent University. According to him, continued restrictions to humanitarian aid could amount to a violation of the Genocide Convention, particularly regarding the prohibition of genocide by imposing destructive living conditions on a targeted group.

byteseu.com/807251/

rashid khalidi, “palestina” (laterza): in uscita e già prenotabile

Nel 1899 il sindaco di Gerusalemme, Yusuf Diya al-Khalidi, rimase molto colpito dalla richiesta del movimento sionista di creare in Palestina un focolare nazionale ebraico. Si decise a scrivere una lettera proprio al fondatore del sionismo, Theodor Herzl, e lo avvertì dei pericoli che si sarebbero presentati. Concluse la sua nota dicendo: «In nome di Dio, lasciate in pace la Palestina». È così che Rashid Khalidi, pronipote di al-Khalidi, inizia questa ampia storia, il primo resoconto generale del conflitto raccontato da una prospettiva esplicitamente palestinese. Attingendo a una grande quantità di materiali d’archivio e ai resoconti di generazioni di membri della sua famiglia – sindaci, giudici, studiosi, diplomatici e giornalisti – Khalidi ribalta le interpretazioni accettate del conflitto, che tendono, nella migliore delle ipotesi, a descrivere un tragico scontro tra due popoli che rivendicano lo stesso territorio. Questo libro ripercorre invece cento anni di guerra coloniale contro i palestinesi, condotta prima dal movimento sionista e poi da Israele, ma sostenuta da Gran Bretagna e Stati Uniti, le grandi potenze dell’epoca. Originale, autorevole e importante, “Palestina” non è una cronaca vittimistica, né tralascia gli errori dei leader palestinesi. Piuttosto, analizzando in dettaglio le forze che si sono schierate contro i palestinesi, offre una nuova visione illuminante di un conflitto che continua ancora oggi.

rashid khalidi, “palestina” (laterza): in uscita e già prenotabile

Nel 1899 il sindaco di Gerusalemme, Yusuf Diya al-Khalidi, rimase molto colpito dalla richiesta del movimento sionista di creare in Palestina un focolare nazionale ebraico. Si decise a scrivere una lettera proprio al fondatore del sionismo, Theodor Herzl, e lo avvertì dei pericoli che si sarebbero presentati. Concluse la sua nota dicendo: «In nome di Dio, lasciate in pace la Palestina». È così che Rashid Khalidi, pronipote di al-Khalidi, inizia questa ampia storia, il primo resoconto generale del conflitto raccontato da una prospettiva esplicitamente palestinese. Attingendo a una grande quantità di materiali d’archivio e ai resoconti di generazioni di membri della sua famiglia – sindaci, giudici, studiosi, diplomatici e giornalisti – Khalidi ribalta le interpretazioni accettate del conflitto, che tendono, nella migliore delle ipotesi, a descrivere un tragico scontro tra due popoli che rivendicano lo stesso territorio. Questo libro ripercorre invece cento anni di guerra coloniale contro i palestinesi, condotta prima dal movimento sionista e poi da Israele, ma sostenuta da Gran Bretagna e Stati Uniti, le grandi potenze dell’epoca. Originale, autorevole e importante, “Palestina” non è una cronaca vittimistica, né tralascia gli errori dei leader palestinesi. Piuttosto, analizzando in dettaglio le forze che si sono schierate contro i palestinesi, offre una nuova visione illuminante di un conflitto che continua ancora oggi.